|
3 Luglio 2011 ALP Monte Granero (m 3171) Valle Po (acc. Dario Amateis)
Enrico Commisso: il mio battesimo 'ALP' Ore: 4:20 suona la sveglia: "Ma chi me l'ha fatto fare?" Ore 4:45 esco in strada, è ancora notte e l'aria frizzante mi fa ronzare nella testa: "Perchè non torno nel mio letto caldo?!" Ore 5:00 capisco che la giornata sarà speciale: i miei padrini di battesimo ALP si materializzano davanti a me, arriviamo sincronizzati all'appuntamento in Piazza Cavour. Partiamo ed in un lampo siamo all'imbocco della Valle Po, il tempo è volato parlando di quello che sarà la gita, delle condizioni meteorologiche e di mille aneddoti legati alle loro precedenti gite alpinistiche o sci alpinistiche. Arriviamo a Paesana, la porta della incontaminata vallata dove nasce il Po e due splendidi caprioli ci scortano uscendo dal paese saltellando a zig zag. Pochi chilometri e siamo al Pian del Re, alle 7 attacchiamo silenziosi il sentiero passando vicino alle tende di chi ha scelto di trascorrere la notte a pochi gradi sopra lo zero. Il cielo è illuminato dal sole e sopra le nostre teste il Monviso nel pieno della sua bellezza chiude i nostri pensieri. Il sentiero sale ripido e in tre ore siamo al colle, sotto di noi una lunga lingua di neve mi fa rimpiangere di non aver portato i miei fidati sci: con loro andrei su e giù come un bambino mentre Paolo e Dario raggiungono la vetta. Io nel frattempo ho deciso: la mia prima gita alpinistica finisce qui, sono stanco morto, le gambe non rispondono più bene, ho freddo, sonno, caldo, arrivo al colle e mi fermo! Il mio terreno amico è qui, questo bel vallone innevato, più sù si apre un mondo ostile fatto di sole roccie e vento gelido. Nel frattempo si sono uniti alla compagnia due ragazzi di Pinerolo, li invidio un po': loro allenati e ben attrezzati arriveranno in cima, io no! Dopo un panino gigante ed un integratore tutti i pensieri negativi sgombrano la mia mente, ci voglio provare, arriverò fino a dove riesco. Partiamo con i nostri bei caschi colorati in testa, al primo passaggio "di seconda" mi blocco. Dario da sopra: "Non appoggiare il ginocchio", Paolo mi segue: "Sposta il corpo sulla sinistra e allunga la gamba fino a quell'appoggio in piano"... la scena mi ricorda tanto il nido del chiurlo di Aldo, Giovanni e Giacomo. Rimango così appeso come un salame, non riesco ad avanzare nè a muovere i muscoli per trovare il desiderato appoggio, appoggio il mento al terreno come a volermi tirare su con i denti e sento il profumo della montagna che si impossessa di me: fiori rosa, gialli, bianchi mischiati all'umidità del terreno ed un forte odore aromatico di artemisia (qualche tipo di genepì) mi danno l'insperata spinta, il primo ostacolo è superato! Salendo scopriremo che il passaggio più difficile è proprio il primo, i restanti 150 metri fino in vetta sono più facili e mi danno il tempo di sperimentare prese e posizioni del corpo. Un ora e 10 minuti più tardi siamo in cima, il panorama è mozzafiato: in lontananza il Rosa, il Cervino, il Monte Bianco, il Gran Paradiso, fino al Monviso imponente di fronte a noi, sembra di poterlo toccare con un dito. L'emozione è enorme, vorrei urlare forte ma una specie di vertigine mi fa sedere, appoggio la schiena ad una roccia, abbraccio la statua della Madonna e ... lo dico dopo! Mangiamo, scattiamo qualche foto, mi spiegano la prossima gita del CAI Volpiano sul Viso Mozzo, sognamo una prossima gita in mountain bike in Val Pellice (dal rifugio Barbara al Jervis). Riacquistate le forze ripartiamo per la discesa, dopo pochi passaggi riesco addirittura a sporgermi per trovare i migliori appoggi per mani e piedi. Il primo fiore, il primo segno di ritorno alla vita... immagine cristallizzata che rimarrà per sempre nel mio cuore. L'aria tagliente respirata a 3171 metri lascia il passo al calore della roccia e all'odore di macchia mediterranea talmente intenso che sembra di essere in Sardegna! In un ora siamo al colle e qui la sognata sciata: in piedi utilizzando gli scarponi a modi sci posso dar sfogo al mio animo freestyler, persino 4-5 curve arricchiscono la sensazione di libertà. Il film visto in salita si riavvolge all'indietro: il "buco del Viso", le casermette, due camosci con i piccoli che scappano nella neve, altri due rannicchiato su una roccia, il rumore del ruscello ed in tre ore siamo al parcheggio, circondati dalle auto e dal vociare dei turisti 'mordi e fuggi'. Il sogno è finito? Metto la mano in tasca ed un fiore giallo mi ricorda le emozioni della vetta, è tutto vero e rimarrà per sempre dentro di me. Grazie ai miei angeli custodi Dario e Paolo, voi non ve ne siete accorti ma lassù ... ho pianto! |
Immagini totali: 11 | Ultimo aggiornamento: 14/07/11 17.18 | Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto |